News Udc Italia

Discorso all'Assemblea Popolare

ASSEMBLEA NAZIONALE UDC – AREA POPOLARE
ROMA, 28 FEBBRAIO 2015
INTERVENTO ON LORENZO CESA
SEGRETARIO NAZIONALE UDC
Buongiorno a tutti e grazie per essere venuti qui oggi a questa nostra manifestazione.
Ringrazio ognuno dei presenti, gli amici dirigenti e quadri dell’Udc venuti da tutta Italia, e naturalmente sono molto grato per la loro presenza e saluto i rappresentanti delle altre forze politiche che hanno accolto il nostro invito.
In particolare gli amici dell’Ncd e di Area Popolare con cui lavoriamo insieme già da diversi mesi e con cui abbiamo realizzato e realizzeremo insieme molte cose:
abbiamo dato vita ai gruppi unici in Parlamento, abbiamo costituito un coordinamento nazionale e da lunedì – questa è una cosa che vi posso annunciare già ora – renderemo operativo un esecutivo unitario.
C’è poi un’altra novità importante:
entro martedì istituiremo i coordinamenti provinciali congiunti in tutta Italia per accompagnare democraticamente il nostro processo di costruzione di un’area nuova comune.
E ci auguriamo davvero che questo cammino comune che stiamo facendo con Area Popolare diventi presto, subito se possibile, il cammino di tutti i presenti, di tutti gli amici che sono qui con noi, verso una realtà nuova e sempre più grande.
Saluto e ringrazio davvero dunque le delegazioni dei Popolari per l’Italia, di Italia Unica, di Forza Italia e di Scelta Civica che hanno accolto il nostro invito.
Vorrei iniziare questo mio intervento leggendovi alcuni slogan:
“Renzi a casa vuol dire basta euro”.
“Renzi a casa vuol dire stop invasione di immigrati”.
E “Governo schiavo dell’Europa e di Bruxelles”.
Ci tengo a tranquillizzarvi subito.
Non avete sbagliato manifestazione.
Ho soltanto letto alcuni degli slogan che potete trovare sui siti di Salvini e della Lega Nord che annunciano l’altra manifestazione, quella della Lega, che si terrà oggi pomeriggio qui a Roma.
Credo che bastino questi tre – e vi risparmio gli altri – per spiegare il senso ed il titolo della nostra iniziativa di oggi: “Area Popolare-Udc: un Paese senza slogan”.
Veniamo da venti anni di sparate.
Venti anni che hanno messo in ginocchio l’Italia.
Abbiamo dovuto sorbirci gli slogan del berlusconismo e dell’antiberlusconismo.
Quelli dei populisti alla Bossi.
Poi quelli di Grillo e ora quelli di Salvini. Sappiamo che purtroppo piacciono tanto anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Siamo pure consapevoli che la rapidità dei nuovi social network li ha resi ancora più di moda, che servono ad ottenere qualche titolone in più sui giornali.
Ma sappiamo che di slogan un Paese può morire, perché non si conosce in natura nemmeno uno slogan che abbia risolto da solo un problema.
E’ la politica che si porta avanti giorno per giorno, quella che si fa con fatica tra le gente e nelle aule parlamentari, al governo e nelle istituzioni locali, nazionali ed europee, che può risolvere i problemi dei cittadini.
Per fortuna – consentitemi l’inciso – anche per i prossimi sette anni come negli ultimi nove, al Quirinale avremo un Presidente della Repubblica che parla con la testa e dice cose sagge, anzi proprio perché è saggio parla solo quando è necessario farlo.
E quindi ci sentiamo più tranquilli sapendo che a rappresentare l’Italia c’è Sergio Mattarella, cui rivolgo un sentito augurio di buon lavoro.
Buon lavoro Presidente.
Ecco perché siamo qui oggi, dunque.
Perché agli slogan noi vogliamo rispondere con la politica.
E perché c’è uno spazio politico molto grande tra gli slogan di Renzi e quelli di Salvini.
Quello è il nostro spazio, il nostro territorio politico di riferimento.
Abbiamo iniziato a dissodarlo con la nascita dei gruppi unici di Area Popolare, Udc – Ncd, e ora dobbiamo lavorare per mettere insieme altre forze, per crescere, per far nascere tutti insieme qualcosa di nuovo e di grande.
Per diventare un punto di riferimento concreto per milioni di cittadini che non stanno a sinistra con Renzi.
Quei milioni di cittadini che non vogliono ritrovarsi in un’avventura surreale con Salvini, lo Tsipras de noantri, un altro che dice “Via subito dall’euro e dall’Europa”.
Ma che se mai vincesse le elezioni, il giorno dopo direbbe proprio come Tsipras: “Anzi no, forse mi sono sbagliato, aspettate, vediamo, trattiamo”.
Ma siccome per fortuna in Italia le elezioni Salvini non le vincerà mai, ecco che serve un’alternativa, una proposta seria, che consenta alle nostre famiglie di tornare a guardare al futuro con un po’ di speranza.
La speranza che i loro figli possano trovare un lavoro e non la disoccupazione dopo gli studi.
Servono proposte serie per dare un po’ di speranza alle nostre imprese che in Europa ci vanno e ci vogliono andare per competere e non per essere comprate, costrette a rimanere nane da un sistema di tassazione fuori controllo e ridotte a bocconcini per i loro competitori stranieri.
Ma come, ci si potrebbe chiedere, voi siete alleati di Renzi e parlate di costruire un’alternativa al Pd e alla sinistra di Renzi?
Certo.
Noi siamo alternativi a Renzi.
Siamo al governo con il Pd oggi, come lo eravamo prima quando il premier era Enrico Letta, perché – vorrei ricordarlo – senza di noi, senza Udc, Ncd e altri amici responsabili, alla luce del risultato elettorale del 2013 non sarebbe potuta esistere nessuna maggioranza, nessun governo.
Al massimo avremmo potuto ritrovarci con un governo Pd-Cinque Stelle.
E mi vengono i brividi solo a pensarci.
Noi dunque abbiamo reso possibile la nascita di un governo all’Italia.
L’alternativa, con la crisi economica che c’era allora e che purtroppo ancora non è finita, sarebbe stato lasciar andare in default il Paese.
Il fallimento, il disastro completo.
Quelli che parlano per slogan alla Grillo e alla Salvini avrebbero preferito quello scenario come piace agli avvoltoi.
Noi che siamo persone serie, invece, ci siamo presi le nostre responsabilità, i nostri rischi, ed abbiamo consentito alla legislatura di partire e al governo di nascere.
Queste cose le dico anche perché ogni tanto vedo qualche muso lungo in giro, persone che mugugnano perché stando al governo con il Pd non abbiamo la visibilità che servirebbe.
Guardate, le difficoltà le conosciamo bene tutti.
Le vedo anch’io.
Però vedo anche che le riforme si cominciano a fare e penso che dobbiamo essere anche molto orgogliosi di quello che stiamo facendo.
Ormai al Senato, dove si decidono le sorti della legislatura, siamo di fronte ad una maggioranza bipartitica: c’è il Pd e ci siamo noi.
E se pensate a tutti i mal di pancia che esistono e si manifestano ogni giorno nel Pd capite che se questo Paese si sta avviando verso un inizio di ripresa il merito è in buona parte del lavoro che stiamo facendo con i nostri gruppi parlamentari, con i nostri ministri e rappresentanti al governo.
Se non ci fossimo noi Renzi sarebbe ostaggio dei vari Fassina di turno.
E il Paese sarebbe fermo.
Non sottovalutiamole queste cose.
Poi è chiaro che non ci piace tutto quello che fa il governo.
E come ci siamo fatti sentire finora dovremo farci sentire in futuro.
Sempre di più.
Faccio qualche esempio tanto per essere chiaro.
Renzi parla molto spesso di scuola e istruzione.
La scuola è un pilastro fondamentale per il futuro di ogni Paese ed è fondamentale discutere di come riformarla.
Infatti negli ultimi mesi lo stesso presidente del Consiglio ha avviato una serie di consultazioni per raccogliere indicazioni sulle cose da cambiare.
Ha fatto bene a farlo e giustamente non perde occasione per sottolinearlo.
Bene.
Ci sono altri due pilastri fondamentali per quanto riguarda l’educazione e la formazione dei nostri figli.
Uno è la Tv di Stato.
La Rai è la più grande ed importante azienda culturale europea.
Ora non è che Renzi può pensare che mentre per riformare la scuola si può e si deve discutere con tutti, per riformare la Tv di Stato decide lui da solo, o al massimo all’interno della sua segreteria nell’arco di una notte con un decreto.
La Rai è la Tv di tutti.
E come va cambiata lo decide il Parlamento. Privatizzare un pezzo di Raiway va bene, ma smontare la Rai nottetempo per farla diventare non si sa cosa sarebbe inaccettabile.
Ma c’è un secondo pilastro dell’educazione dei nostri figli.
Ancora più importante della Rai e se me lo permettete ancora più importante perfino della scuola.
Quel pilastro si chiama famiglia.
Ecco, io non sento più parlare da tanto tempo, troppo tempo di famiglia, della famiglia tradizionale, quella in cui un uomo e una donna si sposano e decidono di mettere al mondo dei figli e che quindi, garantendo il futuro dell’Italia e degli italiani, vengono prima di tutte le altre forme di famiglia di cui invece si parla in continuazione.
La famiglia tradizionale, questo è un tema per il governo.
Vogliamo una riforma della tassazione che si basi sulla famiglia, che è rimasto l’unico, vero, grande ammortizzatore sociale del nostro Paese.
Abbiamo bisogno di rilanciare le nascite e assicurare servizi adeguati alle nostre famiglie, a chi si prende cura dei bambini e degli anziani, delle persone non autosufficienti, dei disabili.
Ma sono molti altri i temi su cui incalziamo e incalzeremo il primo partito di maggioranza.
Sulle tasse ad esempio, nell’indifferenza generale è stata introdotta l’Imu sugli impianti industriali.
Ridurre l’Irap è stato giusto ed era quello che chiedevamo da molti anni, ma se poi agli imprenditori togli da una parte un po’ di Irap ma dall’altra aggiungi un carico fiscale molto più alto di Imu sugli impianti non sei amico delle imprese, anzi rischi solo di affossarle.
Basta prendere in giro chi produce e dà lavoro.
Se no il Jobs Act non servirà a niente.
Sappiamo bene che per ridurre le tasse occorre trovare le risorse: ma per quello si era detto che si sarebbero tagliati gli sprechi.
Noi non abbiamo cambiato idea: gli sprechi vanno tagliati.
Ma che fine ha fatto la spending review?
Il Pd l’ha nascosta in un cassetto.
Non andava bene quella di Cottarelli? Parliamone.
Ma i tagli alla spesa bisogna farli perché dobbiamo abbassare le tasse e rilanciare la nostra economia, a cominciare dal Mezzogiorno che è in condizioni davvero disperate.
Ce l’ha il Pd un piano per il Sud?
Noi ce l’abbiamo.
Quando vogliamo iniziare a discuterlo?
E poi c’è il tema degli esteri.
Abbiamo a pochi passi da noi il dramma della Libia e dell’immigrazione.
Ci sono questioni estremamente complesse.
Per fortuna abbiamo ministri con il senso delle istituzioni e della realtà come il ministro Alfano.
Perché nei giorni scorsi ho sentito altri ministri del Pd dire cose senza senso: “Armiamoci e andiamo a fare la guerra”.
Ma la guerra a chi?
La Libia è una polveriera e tu vai a buttare un po’ di bombe a caso?
Per fortuna il presidente del Consiglio è intelligente e ha fermato certe dichiarazioni. Ma così come noi diamo responsabilità ogni giorno, la pretendiamo anche.
E infine penso alle riforme.
Alla riforma della legge elettorale in primo luogo.
Ora la minoranza del Pd è di nuovo in subbuglio.
A parte che faccio fatica a capire i subbugli a orologeria, i lamenti di chi vota le cose nelle direzioni del Pd e poi ci ripensa sempre dopo.
Comunque visto quello che sta accadendo dentro il Pd prendo atto che di legge elettorale bisogna tornare a discutere.
Bene: nessuno, dico nessuno, pensi che basta ritrovare un po’ di pace dentro il Pd per chiudere la questione.
Le nostre perplessità che avevamo sollevato dall’inizio non erano sbagliate: alle liste bloccate dicevamo e diciamo no.
Gli italiani devono eleggere i loro rappresentanti in Parlamento.
Vogliamo le preferenze.
Vogliamo più democrazia, non meno democrazia.
Queste sono le riforme di cui il Paese ha bisogno e se le approveremo insieme alle altre componenti della maggioranza attuale, Renzi può stare davvero sereno fino al 2018 perché noi siamo persone serie.
Intanto per noi, e qui parlo in primo luogo per i nostri dirigenti regionali dell’Udc, ci sono appuntamenti elettorali più vicini.
Penso alle prossime regionali.
Dove la linea di marcia è indicata e in molte regioni, infatti, il lavoro che stiamo facendo va proprio nella direzione di costruire alleanze omogenee con il progetto che guarda al dopo 2018. Ci saranno liste di Area Popolare ovunque si voterà per le Regionali di primavera.
Ma poiché il nostro è anche un partito che rispetta le peculiarità delle realtà locali e rispetta i propri dirigenti sui territori, dove in alcuni casi limitati il nostro partito è stato alleato fino ad oggi del Pd ed ha governato bene, non possiamo non tenerne conto.
Quello che conta è essere seri.
E proprio perché siamo persone serie, a Renzi glielo diciamo già ora: nel 2018, quando si tornerà a votare per le Politiche, non si illuda di trovarsi di fronte come avversario Salvini. Primo perché Salvini non sarà mai il nostro leader.
Secondo perché sarebbe troppo comodo, troppo facile.
Tra Renzi e Salvini non c’è partita.
La partita c’è invece tra Renzi e gli italiani che non votano a sinistra ma non si fanno nemmeno più prendere in giro dagli slogan dei populisti e dei comici sfasciacarrozze.
E a quella partita troverà noi.
Il suo avversario saremo noi, uscirà da quest’area, sarà il blocco degli italiani che si riconoscono nella moderazione, nel riformismo, nella cultura cattolico democratica, nei valori del Partito Popolare Europeo, nell’europeismo di De Gasperi e di Moro.
Perché noi la pensiamo esattamente come Moro quando diceva che “Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa e l’essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è mediterraneo”.
Ecco noi siamo Europa e Mediterraneo.
Non siamo contro l’Europa e contro il Mediterraneo come dice invece la Lega.
E dunque, siccome l’avversario di Renzi non può che uscire da questa nostra area perché è in quest’area che si colloca la stragrande maggioranza degli italiani che non vogliono votare a sinistra, è chiaro che quest’area noi dobbiamo costruirla.
Con generosità, mettendoci insieme come abbiamo iniziato a fare noi dell’Udc con gli amici del Nuovo Centrodestra formando l’Area Popolare.
Il nostro campo, monopolizzato per venti anni dal berlusconismo, si deve riorganizzare e se non lo facciamo noi, guardate, ve lo assicuro, non lo fa nessuno.
Non può farlo in questo momento Forza Italia, che ha un consenso ancora importante e che naturalmente credo sia parte fondamentale di questo disegno, ma che oggi deve prima risolvere le sue questioni interne.
E non possiamo nemmeno pensare di appaltare il problema ad altri, aspettando che arrivi chissà quale messia da fuori per guidarci alla vittoria.
Io sono cattolico e per me il Messia è stato uno solo e non viene ora a farci da leader politico.
Il leader lo troveremo, ci sarà, ma per la mia cultura politica, per la cultura politica credo della stragrande maggioranza di noi qui dentro è il punto finale.
Prima viene il progetto politico, viene la necessità di dare un’identità al polo dei popolari, moderati, liberali e riformatori in Italia.
Se pensassimo di fare una cosa elitaria, che parte dall’alto, avremmo perso in partenza. Perché i partiti, soprattutto oggi se si vuole fare qualcosa di nuovo, sono attrattivi se sono democratici, meritocratici, scalabili dal basso, aperti alle idee e ai contributi di tutti i militanti.
Su queste idee abbiamo celebrato il congresso dell’Udc proprio un anno fa e per quanto mi riguarda non le ho cambiate. Su queste idee sono disposto a lavorare per costruire un futuro insieme a tutti voi e a tutte le forze che le condividono.
E ora consentitemi di chiudere con quello che considero l’esatto contrario di uno slogan. Voglio chiudere con una citazione ragionata, colta, che sa di antico e che invece colpisce per la sua straordinaria attualità.
Sono parole pronunciate da uno dei padri del pensiero liberale italiano, che anni dopo sarebbe stato anche uno dei nostri più straordinari presidenti della Repubblica, accompagnando i governi guidati da De Gasperi verso quell’opera di ricostruzione e riforma del Paese che mise le basi per il nostro boom economico.
“A mano a mano che si perfezionavano le comunicazioni ferroviarie – diceva Luigi Einaudi – e la navigazione a vapore e a motore prendeva il posto di quella a vela, e i popoli erano avvicinati dal telefono, dal telegrafo con e senza fili e dalla navigazione aerea, questa nostra piccola aiuola europea apertamente palesava la sua inettitudine a sopportare tante sovranità diverse. Invano gli stati elevano intorno a sé altre barriere doganali per mantenere la propria autosufficienza economica. Le barriere giovavano solo a impoverire i popoli, a inferocirli gli uni contro gli altri, a far parlare a ognuno di essi uno strano e incomprensibile linguaggio di spazio vitale, di necessità geopolitiche, e a far a ognuno di essi pronunciare esclusive scomuniche contro gli immigrati stranieri, quasi essi fossero lebbrosi e quasi il restringersi feroce di ogni popolo in sé stesso potesse, invece di miseria e malcontento, creare ricchezza e potenza”.Queste sono le parole di Luigi Einaudi.
Spiegano meglio di qualunque discorso perché abbiamo bisogno dell’Europa e perché se ci chiudiamo nei nostri egoismi saremo sconfitti.
Mi auguro che qualcuno oggi faccia arrivare queste parole fino alla manifestazione che si terrà nel pomeriggio. Noi ci riconosciamo in queste parole e crediamo che queste parole indichino all’Italia la strada verso l’Europa e ai cattolici democratici, ai liberali, ai popolari, ai riformatori, la strada verso la vittoria sulla sinistra.
Questa è la nostra strada. Impegnamoci con forza, mettiamocela tutta, noi dell’Udc, noi di Area Popolare, noi tutti che condividiamo questo grande progetto per il bene del nostro Paese.
Grazie.
]]>